25 gennaio 2012 - NGC2237

INFORMAZIONI SOGGETTO (Fonte Wikipedia):
La Nebulosa Rosetta (nota anche con le sigle di catalogo NGC 2237 e C 49) è un'ampia regione H II di forma rozzamente circolare situata ai confini di una nebulosa molecolare gigante, nella costellazione dell'Unicorno.
La nebulosa ha un diametro angolare di 1,3° e si trova a una distanza di 1600 parsec (circa 5200 anni luce) dal sistema solare; ha una dimensione approssimativa di 100 anni luce.
Al centro della Nebulosa Rosetta si trova un brillante ammasso aperto, noto come NGC 2244; le stelle blu dell'ammasso, facenti parte dell'associazione OB nota come Monoceros OB2, emettono radiazione ultravioletta, che eccita il gas della nebulosa portandolo ad emettere luce rossa. Si pensa che il vento stellare del gruppo di stelle O e B eserciti pressione sulla nube interstellare causando una compressione, seguita dalla formazione di stelle; nella regione infatti sono stati osservati molti globuli di Bok, ritenuti sede di formazione stellare.

Osservazione amatoriale

La Nebulosa Rosetta è una delle nebulose più brillanti del cielo notturno; la sua posizione, ad appena 5° dall'equatore celeste, fa sì che possa essere osservata da tutte le aree abitate della Terra, dalla punta settentrionale della Penisola scandinava fino alla Terra del Fuoco, in Sudamerica.
La posizione della nebulosa si individua con facilità, grazie alla presenza di alcune fra le stelle più brillanti del cielo: Betelgeuse e Procione; congiungendo la prima alla seconda con una linea immaginaria, la Nebulosa Rosetta si trova fermandosi a circa un terzo della distanza e muovendosi circa un grado e mezzo in direzione sud.
L'osservazione della nebulosa in sé può presentare alcune difficoltà se si dispone di un classico binocolo 10x50: sebbene l'ammasso aperto associato si possa distinguere con facilità, nei campi stellari di questo tratto di Via Lattea, la nebulosità è visibile solo con determinate condizioni atmosferiche; in ogni caso, un cielo buio e nitido è fondamentale, anche se si dispone di strumenti più potenti. Un piccolo telescopio amatoriale è sufficiente per rivelarne la struttura, compresa la minore densità centrale attorno all'ammasso; strumenti potenti consentono di scorgere diverse venature scure, specie nel lato occidentale della nube. L'astrofotografia fornisce indubbiamente la maggior soddisfazione, dato che in foto si rivela perfettamente sia la nebulosa, che la gran parte delle strutture; non a caso si tratta di uno degli oggetti più fotografati del cielo.

Storia delle osservazioni

John Flamsteed è stato a lungo indicato come lo scopritore dell'ammasso compreso nella nebulosa; in realtà, osservando la sua opera sul cielo, Atlas Coelestis, si nota che in realtà egli annotò la stella 12 Monocerotis, che sebbene si trovi a brevissima distanza angolare dall'ammasso, non vi appartiene. Fu invece William Herschel, nel 1784, ad identificare con estrema chiarezza l'ammasso associato alla nebulosa, sebbene né lui, né John Herschel, stranamente, fecero menzione della vasta nebulosa associata.
Nonostante vi siano dei forti indizi che Charles Messier osservò questa parte di cielo in dettaglio alla ricerca di comete, non fece alcuna menzione né dell'ammasso né della nebulosa; si pensa che ciò sia dovuto al fatto che le reali intenzioni del Messier nel compilare il suo catalogo fossero quelle di riportare gli oggetti facilmente scambiabili per comete, non un reale tabulario di oggetti. M50, debole e concentrato, poteva essere scambiato per una cometa più facilmente di un oggetto esteso e brillante come NGC 2244.
La prima persona che identificò un alone di nebulosità fu Albert Marth, che riportò nel 1864 la scoperta di una debole stella circondata da una nebulosità, nel quadrante nordoccidentale di quella che ora è nota come Nebulosa Rosetta (oggi noto come NGC 2238); l'astronomo americano Edward Emerson Barnard, diciannove anni dopo, individuò tutto il settore occidentale della nebulosa (NGC 2237). Nonostante ciò, all'insaputa di quest'ultimo, Lewis Swift aveva osservato, pochi anni prima, la gran parte della nebulosa; in seguito egli condusse uno studio dettagliato di quest'area di cielo, trovando vari settori nebulosi anche nel quadrante orientale (NGC 2246). Negli anni novanta dell'Ottocento Barnard osservò infine l'area di cielo con un telescopio da 30 cm, scoprendo che tutte queste nebulose formavano una complessa struttura ad anello attorno all'ammasso NGC 2244, formazione che assunse così il nome di Nebulosa Rosetta.

Caratteristiche

Denominazione

Il New General Catalogue considera questa nebulosa come un insieme di gruppi indipendenti, spesso confusi: la sigla NGC 2237, spesso utilizzata per identificare l'intera nebulosa, indicherebbe in realtà soltanto il settore a nordovest dell'ammasso centrale; NGC 2238 sarebbe invece un piccolo addensamento appena più a sud del precedente. NGC 2239 sarebbe di fatto l'ammasso NGC 2244, indicato due volte con nomi diversi a causa di un errore di posizione fatto da John Herschel; ciò contribuisce a causare confusione, dato che alcune mappe e atlanti celesti assegnano questa sigla all'intera nebulosa. La sigla NGC 2246 si riferisce invece al settore nordorientale della nebulosa. Una denominazione che comprenda l'intera nebulosa la si può ricercare in altre catalogazioni: il Catalogo Sharpless ad esempio indica tutta la nebulosa con la sigla Sh2-275.

Struttura

Le dimensioni apparenti della nebulosa sono paragonabili con quelle della ben nota Nebulosa di Orione; tuttavia, trovandosi ad una distanza oltre tre volte superiore, le sue dimensioni reali superano di gran lunga quelle di M42. La nebulosa circonda un ammasso aperto di forma rozzamente rettangolare, noto come NGC 2244, i cui oltre cento membri occupano la cavità osservabile nella regione centrale della nube.
Nella zona nordoccidentale della nebulosa si osservano delle sottili venature scure, ben evidenti nelle foto, assieme a dei piccoli bozzoli: si tratta di globuli di Bok, ossia regioni più dense al cui interno si formano le nuove stelle.
Le regioni più esterne della nebulosa sono costituite principalmente da gas non illuminato: questo è dovuto alla lontananza delle stelle luminose, responsabili della ionizzazione e della luminosità delle aree centrali della regione H II, che corrispondono alla nebulosa osservabile. Questo volume di massa scura ha un raggio di circa 2° e si può assumere che la sua densità sia paragonabile a quella della parte ionizzata (e brillante) più esterna, laddove sfuma appunto nella zona oscura, il che avviene a 24' dal centro geometrico della nebulosa; questa densità è di circa 13 atomi per centimetro cubo, arrivando così ad ottenere una massa di circa 140.000 masse solari. Se si assume che la massa totale delle stelle dell'ammasso aperto è pari a circa 104, si può desumere la massa originaria della nube da cui l'ammasso stellare si è formato, ossia 1,5x105 masse solari.

Oggetti interni alla nebulosa

L'ammasso associato

Il centro della nebulosa è dominato da un brillante ammasso aperto, NGC 2244; quest'ammasso, formatosi nella regione centrale della nube, ha successivamente spazzato via i gas circostanti tramite l'azione del vento stellare delle sue componenti, divenendo così ben visibile. L'esito di questo spostamento di gas è ben evidente, e si tratta della grande "bolla" vuota che circonda l'ammasso, struttura che ha fatto guadagnare alla nebulosa il nome stesso di "Rosetta". Questa bolla continuerà ad espandersi finché le stelle dell'ammasso non saranno completamente libere da ogni residuo. NGC 2244 è un ammasso estremamente giovane, la cui età non supera il milione di anni. Le due stelle più calde dell'ammasso, le giganti blu HD 46223 e HD 46150, sono anche le due stelle responsabili della quasi totalità delle emissioni ultraviolette provenienti dalla Nebulosa Rosetta.

Oggetti HH

Alcuni oggetti di Herbig-Haro sono stati identificati all'interno della Nebulosa Rosetta nel corso degli anni duemila: si tratta di Rosette HH 1 e Rosette HH 2, due getti di materia originati da stelle nelle fasi iniziali della loro vita. Questi due getti appaiono immersi in un forte campo di radiazione ultravioletta prodotto da stelle calde e blu di classe spettrale O4 e O5, campo che eccita notevolmente i due getti; anche il forte vento stellare contribuisce all'eccitazione. La morfologia dei getti mostrerebbe che le emissioni di massa dalla stella nascente sono di natura incostante o episodica; nel caso di Rosette HH 1, il getto sembra essere disturbato dall'interazione col vento stellare di una vicina stella blu, HD 46223.
Rosette HH 2 presenta invece alcune caratteristiche insolite, come le differenti componenti di velocità di alcune parti del getto sia fra di loro che rispetto alla nebulosa ospitante; il getto è composto da un centro neutro, che si espande alla velocità originaria nel mezzo fotoionizzato, e da un involucro in via di dissoluzione, che si espande ad una velocità simile a quella del suono. Si crede che entrambi i getti siano in via di rapida dissoluzione a causa del forte campo di radiazione ultravioletta in cui si trovano.

DATI DI RIPRESA:

10 x 240 sec. Con Canon EOS 350D mod. con TS 66ED f/6
7 dark
11 offset
11 flat (ho riutilizzato i flat fatti il 20 luglio scorso per la NGC7000)
Guida con Philips spc900nc su SW 70/500 (PHD Guiding)


20 luglio 2011 - NGC7000


SCELTA SOGGETTO:
Riprenderò con la EOS350D modificata su TS 66ED. Il campo disponibile sarà quindi:
Lato Lungo = 22,2 · 3438 / 400 = 190,8’ (circa 3°)
Lato Corto = 14,8 · 3438 / 400 = 127.2’ (circa 2°)
Diagonale = 26,68 · 3438 / 400 = 229.3' (circa 3,8°)

Nebulosa Nord America (NGC 7000)

Anche se più estesa del campo che avrò a disposizione con la mia accoppiata (circa 240’) ho deciso di riprendere la Nebulosa Nord America (NGC 7000).

INFORMAZIONI SOGGETTO (Fonte Wikipedia):
La Nebulosa Nord America (anche nota con le sigle NGC 7000 e C 20) è una nebulosa a emissione visibile nella costellazione del Cigno, vicino a Deneb (la coda del cigno e la sua stella più brillante). La forma della nebulosa disegna il continente nordamericano, soprattutto la costa est, tra il Golfo del Messico e la Florida.
La scoperta della Nebulosa Nord America è attribuita all'astronomo William Herschel. Essa costituisce assieme alla vicina Nebulosa Pellicano un unico complesso nebuloso, situato a circa 1960 anni luce, in cui è attiva la formazione stellare, come è testimoniato dalla presenza di diversi oggetti stellari giovani e oggetti HH; questi fenomeni riguardano principalmente stelle di piccola e media massa.

Caratteristiche                                                                     
La Nebulosa Nord America e la vicina Nebulosa Pellicano (IC 5070), sono parte della stessa vasta nube interstellare di idrogeno ionizzato (Regione H II); la regione nebulosa che assieme costituiscono è indicata con le sigle W80 e DR 27 e si estende per circa 3°. Le due nebulose brillanti appaiono separate da una banda di gas oscura appartenente allo stesso complesso nebuloso noto come LDN 935. La regione ospita anche alcuni ammassi aperti, come NGC 6996.
Questo complesso nebuloso costituisce di fatto la parte illuminata del grande sistema di gas e polveri noti come Fenditura del Cigno, ben evidente in quanto oscura completamente la luce delle stelle situate al di là di esso e quindi il chiarore della Via Lattea. Tra noi e la nebulosa si trova una banda di polvere interstellare che assorbendo la luce delle stelle e della nebulosa alle sue spalle, è responsabile della forma che vediamo. Per lungo tempo la stella responsabile della ionizzazione dell'idrogeno della nube non era nota con certezza; se fosse stata Deneb, come sostengono alcune fonti, la distanza sarebbe approssimativamente 1800 anni luce, e la sua grandezza assoluta sarebbe di 100 anni luce (6° di diametro apparente). Questa ipotesi però appare piuttosto irrealistica. Studi condotti a diverse lunghezze d'onda hanno permesso di individuare una ventina di sorgenti coincidenti con altrettante stelle profondamente immerse nei gas o da essi nascoste; fra queste spicca 2MASS J205551.25+435224.6, una sorgente particolarmente isolata situata oltre la banda oscura di LDN 935 ben visibile nella banda del vicino infrarosso, coincidente con una giovane stella blu di classe spettrale O5V. La sua posizione è particolarmente interessante poiché viene a trovarsi esattamente al centro geometrico del complesso nebuloso, rendendola di fatto la principale responsabile della ionizzazione dei gas circostanti.
La distanza del complesso nebuloso è stata indicata in vari studi come compresa fra i 500 e i 1000 parsec (1630-3260 anni luce) dal sistema solare; una simile imprecisione è dovuta principalmente alla difficoltà oggettiva che si riscontra nell'osservare questa regione di cielo, che appare estremamente congestionata a causa della sovrapposizione sulla stessa linea di vista di un gran numero di regioni nebulose differenti. Ciò accade perché questa direzione coincide con l'asse mediano del Braccio di Orione, il braccio di spirale galattico in cui è compreso anche il Sole. Le stime di distanza più recenti hanno comunque ridotto enormemente le incertezze sulle stime, indicando valori il linea di massima concordanti fra loro; queste stime indicano una distanza pari a 600±50 parsec (1956±163 anni luce).


Fenomeni di formazione stellare                                     
La regione di cielo in direzione delle nebulose Nord America e Pellicano presenta un gran numero di oggetti stellari giovani, come è testimoniato dalla presenza di stelle con emissioni nella banda dell'; queste stelle si dividono in base alla loro massa in stelle Be e stelle T Tauri. Secondo gli scienziati che per primi catalogarono queste popolazioni stellari in questa direzione, le stelle Be si trovano ad una distanza maggiore rispetto alle T Tauri, che invece sarebbero legate fisicamente alla Nebulosa Nord America. Gli studi che seguirono identificarono alcune centinaia di stelle con emissioni Hα centrate attorno alla nube LDN 935; su 430 stelle individuate, circa il 10% sarebbero nella fase di pre-sequenza principale. Alcune di queste stelle di piccola massa formano un piccolo ammasso, immerso nei gas di LDN 935. A queste componenti si aggiungono oltre 700 stelle con un eccesso di radiazione infrarossa, caratteristica tipica degli oggetti stellari giovani circondati da un disco circumstellare o immersi nei banchi gassosi.
Uno studio del 2009 che analizza nella loro globalità gli oggetti stellari giovani della regione, evidenzia nella nube LDN 935 la presenza di otto aggregazioni maggiori, al cui interno sono contenuti circa un terzo dell'intera popolazione di oggetti di Classe I, II e III del complesso nebuloso; l'età media di queste stelle si aggira attorno ai 3 milioni di anni, con alcune componenti che possono avvicinarsi ai 10 milioni di anni.
Ulteriori indizi che testimoniano la presenza di fenomeni di formazione stellare anche molto recenti sono dati dalla presenza di un gran numero di oggetti HH; gran parte di questi oggetti, in totale 44, sono stati individuati a cavallo fra gli anni novanta e gli anni duemila, ripartiti fra la Nebulosa Nord America e la Nebulosa Pellicano. Una parte di questi oggetti si addensano nella regione oscura che delinea idealmente il "Golfo del Messico", appartenente a LDN 935; in questa zona è stata scoperta una concentrazione di getti bipolari che confermano che la nube LDN 935 sia un importante sito di formazione stellare.


PROGRAMMAZIONE DELLE RIPRESE:

L’idea è di fare almeno 20 pose sui 5-7 minuti (a seconda della qualità del cielo) a 800 ISO.
Almeno 5 dark (meglio 9), 9 offset e 11 flat.

DATI DI RIPRESA:

Alla fine ho effettuato le riprese dal balcone di casa… :-)

30 x 180 sec. Con Canon EOS 350D mod. con TS 66ED f/6
5 dark
11 offset
11 flat
Guida con Philips spc900nc su SW 70/500 (PHD Guiding)

N.B. Per la prima volta ho realizzato i flat puntando il telescopio verso lo schermo del netbook che visualizzava a tutto schermo un immagine completamente bianca. Ho effettuato due serie da 11 pose (una a 1/320 sec. e l’altra a circa 1/1600 sec. sempre a 800ISO). Ho scoperto poi che i flat andrebbero fatti sempre al minimo degli ISO possibili e quindi, per la 350D, a 100 ISO.
La serie di Flat migliore sembra essere quella fatta a 1/1600 sec.

ELABORAZIONE:
Utilizzato IRIS per importare le immagini, creare e sottrarre il master Offset, creare e sottrarre il master Dark, creare il master Flat e applicarlo alle immagini.
Allineate successivamente le immagini e sommate applicando l’algoritmo “Sigma-Median” (Coeff. Applicato 3.00, Iterazioni 1).

All’immagine ottenuta ho applicato le seguenti operazioni:
1.      “offset -1000” per abbassare la luminosità globale dell’immagine
2.      Serie di RGBBALANCE per abbassare il livello del verde
3.      “offset -300” per abbassare la luminosità globale dell’immagine
4.      Stretch dell’immagine tramite il comando “Dynamic stretch…” dal menu View

Terminata la preparazione dell’immagine l’ho esportata in formato photoshop (PSD) tramite il comando “savepsd2 <nome file>”.

In photoshop ho seguito passo-passo il tutorial di Kyunan (3 pdf) per elaborare l’immagine.